Una serata in famiglia

Da lunedì 4 ottobre sono riprese dopo la pausa estiva le attività del Circolo del Cinema Metropolis di Trieste con Una serata in famiglia, una rassegna dedicata alla famiglia.

Ecco il programma:


lunedì 4 ottobre

LA SIGNORA AMMAZZATUTTI

di John Waters (USA – 1994 – durata 93′)

martedì 12 ottobre

THE MOTHER

di Roger Michell (Gran Bretagna – 2003 – durata 112′)

lunedì 18 ottobre

IL MATRIMONIO DI TUYA

di Wang Quanan (Cina – 2006 – durata 96′)

lunedì 25 ottobre

FAMILY LIFE

di Ken Loach (Gran Bretagna – 1971 – durata 110′)

lunedì 1 novembre

FESTEN – FESTA IN FAMIGLIA

di Thomas Vinterberg (Danimarca – 1998 – durata 105′)

lunedì 8 novembre

L’AVVERSARIO

di Nicole Garcia (Francia/Spagna/Svizzera – 2002 – durata 129′)

Le proiezioni si svolgono come di consueto  presso la libreria e bar equo-solidale Knulp di via Madonna del Mare 7/a a Trieste con inizio alle ore 20.30.

Ingresso con tessera F.I.C.C. (Federazione Italiana Circoli del Cinema) in vendita a 10 euro e valida sino al 31 dicembre 2010.



Info: 320 0480460
metropolis.trieste@gmail.com

 

 

 

 

LA SIGNORA AMMAZZATUTTI
di John Waters (USA – 1994 – durata 93′)

La famiglia Suthpin possiede tutto. La felicità familiare è difesa con i denti da mamma Suthpin affinché nulla incrini la perfezione del focolare domestico. A parte questo Beverly Suthpin coltiva due bizzarri hobbies: farsi mandare cassette con la voce del famoso serial killer Ted Bundy e tormentare con telefonate oscene Dottie Hinkle, rea di averle inflitto uno sgarbo al supermarket. Quando la figlia si lamenta delle scarse attenzioni del suo fidanzato e un professore consiglia per il figlio Chip le cure di uno psichiatra, la signora decide di diventare una provetta serial killer. Waters ha il coraggio di scherzare sul nuovo "mito" del serial killer e di riportarlo ridendo alla sua inquietante dimensione casalinga. E Kathleen Turner tira fuori la grinta che aveva nell’"Onore dei Prizzi" e nella "Guerra dei Roses" per massacrare una vicina a colpi di cosciotto. Un po’ troppo addomesticato, un po’ meno vorticoso di "Grasso è bello", però lo sberleffo funziona e la cattiveria colpisce ancora.

THE  MOTHER
di Roger Michell (Gran Bretagna – 2003 – durata 111′)

Sconvolta dalla tragica ed improvvisa morte del marito, May  viene accolta in casa del figlio Bobby , pieno di preoccupazioni lavorative e con un matrimonio ormai irreparabilmente in crisi. Il difficile rapporto con la nuora ed il caos che regna nella casa costringono la donna a trasferirsi dall’altra figlia, Paula , che, nonostante anni di analisi, non è ancora riuscita a superare l’annoso conflitto con la madre. Non più giovane e attraente, May durante la permanenza in casa di Paula si innamora di Darren , il compagno trentenne di sua figlia, che ricambia la passione della donna: May inizia così una relazione erotica che le stravolgerà per sempre la vita..….

IL MATRIMONIO DI TUYA
di Wang Quanan (Cina – 2006 – durata 96′)
vincitore dell’Orso d’oro e premio della giuria ecumenica al 57mo festival di Berlino (2007)

 

A causa dell’espansione dell’industria cinese oltre i confini della Mongolia, molti pastori nomadi sono costretti ad abbandonare il loro stile di vita per stabilirsi in fattorie vicine ai centri abitati. Tra gli irremovibili pastori che non vogliono abbandonare i loro pascoli c’è la bella Tuya, una donna forte e coraggiosa, proprietaria di un gregge di cento pecore, che con il suo lavoro mantiene i due figli e il marito disabile, Bater. L’uomo ha più volte proposto il divorzio alla moglie, così da renderla libera di trovare un altro marito che possa aiutarla nella sua difficile situazione. Tuya ha sempre rifiutato ma, purtroppo, le conseguenze del duro lavoro non tardano a farsi sentire e quando anche lei si ammala inizia a prendere in considerazione la proposta del marito. L’occasione di cambiare vita arriva grazie a Baolier, un ex-compagno di scuola di Tuya che, dopo aver trovato una casa di cura per Bater, accoglie la donna e i suoi figli nella sua abitazione in città. Ma non sarà così semplice.

"Gli altipiani della Mongolia Interna sono fra le zone meno popolose della Cina, eppure ‘Il matrimonio di Tuya’ è un festival di umanità. Una sfilata di facce, caratteri, personaggi, passioni, che sembra uscita da un romanzo dell’Ottocento – anche se il quadro di sradicamento economico e culturale appartiene al nostro poco colorito presente. Dietro la storia della bella Tuya e dei suoi due mariti, che per certi versi è quasi una commedia, c’è infatti il dramma di un popolo costretto a passare nel giro di pochi anni dalla pastorizia all’industrializzazione, dalla vita nomade allo stile anonimo e sedentario delle civiltà urbane. Ma il bello del film di Wang Quan An, meritato Orso d’oro a Berlino, sta proprio nel suo lasciare il dramma sullo sfondo per concentrarsi su pochi ma impagabili protagonisti, suggerendo grazie a un pugno di facce e di paradossi il tramonto di un’intera cultura." (Il Messaggero)


FAMILY LIFE
di Ken Loach (Gran Bretagna – 1971 – durata 108′)

Janice è una giovane di famiglia piccolo-borghese. Dopo un’infanzia apparentemente serena, inizia a manifestare disturbi psichici e comportamenti schizofrenici. Affidata alle cure dello psichiatra Mike Donaldson, che adotta metodi terapeutici in contrasto con la medicina ufficiale – egli preferisce evitare interventi traumatici, sostituendoli a momenti di dialogo con la ragazza e con la sua famiglia – Janice individua poco alla volta la natura del suo male. La causa del suo disagio psichico è la famiglia, in modo particolare la madre, autoritaria e perbenista, che l’ha costretta ad abortire e che, sotto un velo di falsa bontà, le vieta qualsiasi libertà. Nonostante i progressi terapeutici, il dottor Mike viene però ben presto licenziato dall’ospedale, per via del suo anticonformismo, e Janice sottoposta a numerose sedute di elettroshock. Ne uscirà completamente distrutta, ridotta a caso clinico da mostrare nelle aule universitarie.

"Tratto dall’originale televisivo di David Mercer "In two minds" e direttamente ispirato alle teorie sull’io diviso di Laing (la "normalità" e il rispetto delle convenzioni possono portare alla rovina psichica di una persona), questo film è girato con uno stile secco e documentaristico e stigmatizza, con ferocia glaciale, l’influenza della famiglia nell’alienazione e nella castrazioine dei bisogni profondi dei giovani. Anche se risente molto dell’atmosfera libertaria di quegli anni, il film si fa ancora apprezzare per la sua forza polemica e per la staordinaria provadi recitazione della protagonista." (Il Mereghetti)




 

FESTEN – FESTA IN FAMIGLIA

di Thomas Vinterberg (Danimarca – 1998 – durata 106′)

 

Una grande famiglia dell’alta borghesia danese si riunisce in una lussuosa residenza di campagna per festeggiare il 60° compleanno del patriarca. Durante il pranzo Christian , il primogenito, pronuncia un discorso in cui denuncia il comportamento pedofilo e incestuoso del padre, accusandolo di essere responsabile del recente suicidio della sua gemella Linda.

"2° film di Vinterberg tra i firmatari, con Lars von Trier e altri registi danesi, del polemico manifesto del collettivo Dogma 95. Anche a prescindere dalla feroce demolizione della figura paterna, è forse il film antiborghese più feroce degli anni ’90. Il febbrile impeto espressivo con cui una festa di famiglia si trasforma in un rito cannibalico risulta troppo programmatico nella sua ridondanza, e incline a una certa rozza ingenuità nello sforzo di rinnovare a livello stilistico una materia che ha i suoi ascendenti nel teatro di Ibsen e Strindberg, nel cinema dell’ultimo Bergman. Premio della giuria a Cannes e quello dell’Avvenire del cinema europeo a Strasburgo. Proclamato il miglior film nordico del 1998." (Corriere della Sera)

 

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