La terra dei santi di Fernando Muraca
a conclusione della proiezione incontro con il regista Fernando Muraca
Venerdì 2 Dicembre 2016
Circolo del Cinema “Zero In Condotta” – Via Caffaro, 10 – Roma
Aperitivo: ore 20,30 circa
Proiezione: ore 21,00 circa
Discussione con il regista: ore 23,00 circa
Ingresso ai soci con tessera annuale: 4 euro
Contributo richiesto ai soci per la serata: 3 euro
Comunicato del Circolo Zero in condotta
Care e cari, venerdì proietteremo questa interessante opera prima di un giovane regista esordiente, ambientato nella Calabria contemporanea e centrato su una donna magistrato che si batte contro altre donne che hanno un ruolo attivo nella ‘ndragheta. Il film è molto interessante anzitutto perché è un opera prima, in secondo luogo perché tenta di uscire dagli stereotipi dei film di mafia che hanno creato una propria deleteria estetica (Gomorra ad esempio). Alla fine della proiezione parleremo del lavoro con il regista, Fernando Muraca.
Trama
Vittoria (Valeria Solarino) ha lasciato il Nord di sua volontà per iniziare la carriera di magistrato a Lamezia Terme, con l’unica missione di sconfiggere la ‘ndrangheta. Assunta (Daniela Marra), invece, nella ‘ndrangheta è costretta a restare, anche se le hanno ucciso il marito e ora deve sposarne forzatamente il fratello, Nando. La aiuta ad accettare le nozze Caterina (Lorenza Indovina), sua sorella maggiore, che controlla gli affari di famiglia mentre suo marito, il boss Alfredo Raso, è latitante. Piegarsi al volere di Alfredo e, in fondo, a quello della sorella, è l’unico modo che Assunta ha per proteggere i suoi due figli: il piccolo Franceschino e l’adolescente Giuseppe, che ha già la stoffa del capo…
Recensione
“Sono nato in Calabria, l’azienda che, dopo infiniti sacrifici, mio padre aveva messo in piedi è stata distrutta dalla ‘ndrangheta e da tempo avevo voglia di fare un film sul fenomeno criminale che impera nella mia terra. Ma – spiega Muraca – volevo evitare il classico film di denuncia che alla fine incontra il favore dei boss, i quali amano rispecchiarsi nelle storie dove violenza e male trionfano. La mia intenzione era quella di fare un film che offrisse un lumicino di speranza, che mostrasse come le persone possono cambiare e come debbano essere aiutate a compiere una scelta coraggiosa e difficile. Così ho pensato di raccontare la ‘ndrangheta e il contrasto a questo fenomeno dalla parte delle donne. Insieme alla sceneggiatrice Monica Zappelli, già autrice di I cento passi di Giordana, ci siamo chiesti: perché le donne degli affiliati alla ‘ndrangheta consegnano i loro figli a un destino di carcere o di morte? E la domanda ne ha suscitata subito un’altra: i figli appartengono ai genitori o prevale il diritto dello Stato a proteggerli?”
Questa volta ci siamo: è possibile parlare di mafia in modo diverso, è possibile farlo senza realizzare prodotti innovativamente cupi, che puntano solo al dialetto, alle brutte facce e alle sparatorie in strada per rendere chiaro di cosa si sta parlando.
La terra dei santi è un film di genere declinato al femminile, nasce dalla principale domanda alla quale il regista e la sceneggiatrice Monica Zapelli (già riconosciuta per I Cento passi) non riuscivano a dare una risposta: come è possibile che le donne della mafia accettino di mandare i loro figli a morire o, bene che vada, a marcire in carcere?
Come è possibile che non facciano niente per salvarli, e che anzi, quando una forza esterna – lo stato – prova a dargli la possibilità di una vita diversa, si oppongano con tutte le loro forze?
Su questa base sono costruiti i tre personaggi principali del film: il magistrato Vittoria (interpretata da Valeria Solarino che dona al film la semplicità del suo corpo asciutto e sincero), che ha lasciato volontariamente il Nord per iniziare la sua carriera a Lamezia Terme; Assunta (interpretata dalla calabrese Daniela Marra), costretta a sposare il fratello del marito assassinato, e la sorella Caterina (Lorenza Indovina), moglie del boss locale latitante, dispensatrice di consigli e ordini.
La potenza del film è nella scrittura e nel modo in cui sono delineati i personaggi: le donne sono donne normali, nessun fattore estetico può far immaginare la loro vera identità, sono conformi a tutte le altre, così come il magistrato, che non è coinvolta in storie d’amore da fiction né è un’eroina. Non ci sono eroi e non ci sono santi, gli unici santi sono quelli antichi greco-ortodossi che hanno raggiunto le coste calabresi per portare il loro messaggio di amore e di fraternità e che oggi sono stati dimenticati.
L’esordio alla regia cinematografica di Fernando Muraca colpisce anche per i suoi aspetti scenografici: la Puglia, travestita da Lamezia Terme, mostra le sue debolezze alla macchina del regista che riesce a renderla partecipe di un male radicato in una terra che forse potrà essere salvata solo dal mare, simbolo di speranza e di passaggio: come fuga e come arrivo.
Senza fronzoli inutili, e grazie a un breve montaggio alternato all’inizio ci vengono presentate in pochissimi secondi tutte e tre le protagoniste del film: Tre protagoniste, tre donne. Perchè La terra dei santi parla proprio di questo, di donne e del loro rapporto con la ‘ndrangheta. Donne diverse tra loro, ambiziose nel perseguire ognuna i propri intenti ma che, per un verso o per l’altro, rischiano continuamente di annegare nel fango di una società cancerosa, malata fino al midollo, costruita sulla violenza e la perfidia di uomini dal cuore nero, senz’anima.
E la dignità di queste donne si incarna nei loro averi più cari, nei loro figli. Fernando Muraca indaga, sviscera una tale condizione di vita, e la mette a nudo, mostrando le terrificanti ripercussioni che questa può sortire nel corpo, ma soprattutto nel cuore di una donna/madre: non centra il sangue versato, nemmeno i proiettili esplosi, ma la paura, il terrore di perdere un figlio, di non vederlo crescere, la destabilizzante sensazione di impotenza, l’impossibilità di raggiungere uno stato di sicurezza e di non ottenere una vita dignitosa per il sangue del proprio sangue.
Senza ombra di dubbio Muraca confeziona un film di denuncia partendo da un punto di vista originale, quasi del tutto privo della solita violenza, asciutto, scarnificato da moralismi. La terra dei santi galleggia sulla superficie dell’animo umano, giocando su contrasti, che siano caratteriali o intellettuali non fa alcuna differenza: sta allo spettatore cogliere il senso di un piccolo nero mondo melmoso, provare a giustificare (senza possibilità di riuscirci) le scelte dei suoi abitanti, confortandosi nel credo altisonante di chi lotta giorno dopo giorno per lavare via lo sporco, grattando questa stessa superficie con le unghie. La terra dei santi va considerato a pieno titolo (e per stessa ammissione del duo Muraca-Zapelli) un film indipendente, realizzato con un budget davvero limitato, dalla gestazione a tratti tribolata.
Se non fosse per un finale forse eccessivamente frettoloso e all’apparenza troncato, nel quale il confronto finale tra la coraggiosa Vittoria e la frastornata Assunta non raggiunge il climax ideale che avrebbe meritato, si starebbe parlando di un piccolo capolavoro. La terra dei santi non potrà certo rappresentare la chiave di volta per la lotta contro la ‘ndrangheta, ci mancherebbe, ma resta un orgoglioso atto di coraggio di un regista attaccato alla sua terra, la Calabria, capace di cogliere la bellezza di un paesaggio ostile e crudele. Uno schiaffo improvviso come quello di una madre che tenta di far comprendere al proprio figlio l’errore commesso, con la speranza che il male perpetrato diventi soltanto un brutto ricordo.
Fernando Muraca
Fernando Muraca nasce a Lamezia Terme nel 1967. Dopo essersi laureato in storia del cinema presso l´Università La Sapienza di Roma nel 1992 inizia a lavorare come regista e autore di teatro. Dal 1996 al 2000 lavora per la televisione come sceneggiatore e story editor di molte fiction. Del 2000 è il suo cortometraggio “Ti porto dentro” che ha ricevuto molti riconoscimenti. Nel 2002 gira una serie televisiva per ragazzi “Indietro nel tempo” che vince diversi premi in Europa tra cui nel 2005 l´Archeofest. Nel 2004 gira il lungometraggio destinato all´Home video Nel cuore il mondo e nel 2006 il suo cortometraggio “Ti voglio bene assai” viene selezionato in numerosi concorsi tra cui il festival di Taormina. Nel 2007 scrive e dirige cinque cortometraggi per una campagna di educazione stradale del Ministero dei Trasporti che vince nel 2008 il primo premio della giuria al Trophées mondiaux du Film de Sécurité Routiér di Parigi. Del 2008 il lungometraggio indipendente È tempo di cambiare. La sua opera prima La Terra dei Santi è del 2015.

