Proiezione del film LA RABBIA

 

Venerdì 15 aprile 2016, 0re 17,30
(proiezione in Sala Consiliare, via IV Novembre, Ciampino)

PASOLINI: I BAGLIORI DEL SECOLO BREVE.
“La rabbia”, 1963

Prima parte di Pier Paolo Pasolini / Seconda parte di Giovannino Guareschi.
Documentario, durata 104′

Partecipano:
Giovanni Terzulli, Sindaco di Ciampino
Enzo Lavagnini, responsabile dell’Archivio Pasolini di Ciampino Roma

Introduzione e commento al film:
Tommaso Maria Lazzari, Associazione Microcosmi Onlus – responsabile settore audiovisivo ed esperto cinematografico

È un film tratto da materiale di repertorio (novantamila metri di pellicola: il materiale cioè di circa sei anni di vita di un settimanale cinematografico, ora estinto). Un’opera giornalistica, dunque, più che creativa. Un saggio più che un racconto. Per dargliene un’idea più precisa, le accludo il “trattamento” del lavoro: le solite cinque paginette che il produttore chiede per il noleggio. Tenga quindi conto della destinazione di questo scritto: una destinazione che implica da una parte una certa ipocrita prudenza ideologica (il film sarà molto più decisamente marxista, nell’impostazione, di quanto non sembri da questo riassunto), e dall’altra parte una certa goffagine estetica (il film sarà molto più raffinato, nel montaggio e nella scelta delle immagini, di quanto non si deduca da queste affrettate righe).

La rabbia
Cos’è successo nel mondo, dopo la guerra e il dopoguerra? La normalità.
Già, la normalità. Nello stato di normalità non ci si guarda intorno: tutto, intorno si presenta come “normale”, privo della eccitazione e dell’emozione degli anni di emergenza. L’uomo tende ad addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettersi, perde l’abitudine di giudicarsi, non sa più chiedersi chi è.
È allora che va creato, artificialmente, lo stato di emergenza: a crearlo ci pensano i poeti. I poeti, questi eterni indignati, questi campioni della rabbia intellettuale, della furia filosofica. Ci sono stati degli avvenimenti che hanno segnato la fine del dopoguerra: mettiamo, per l’Italia, la morte di De Gasperi.
La rabbia comincia lì, con quei grossi, grigi funerali.
Lo statista antifascista e ricostruttore è “scomparso”: l’Italia si adegua nel lutto della scomparsa, e si prepara, appunto, a ritrovare la normalità dei tempi di pace, di vera, immemore pace.
Qualcuno, il poeta, invece, si rifiuta a questo adattamento.

Pier Paolo Pasolini risposta ad un lettore, sul n. 38 del 20 settembre 1962 della rivista “Vie nuove”(in Le belle bandiere, a cura di Gian Carlo Ferretti, Editori Riuniti, Roma).

archiviopasolini@comune.ciampino.roma.it

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