ET IN ARCADIA EGO
I FILM DI CLEMENS KLOPFENSTEIN IN UMBRIA
11-14 OTTOBRE 2018
Sala Pegasus – Spoleto (Piazza Bovio)
piccola Introduzione / kleine Einführung
Rendiamo omaggio a Clemens Klopfenstein, cineasta svizzero (nato il 19 ottobre 1944 a Bielersee), con quei film che ha realizzato in Umbria, a Bevagna e a Castelluccio di Norcia e qua e là nella Valle Umbra, in mezzo a questi estremi temperati. Egli stesso dichiara, con ironica prontezza, nel suo sito, nella sezione biografica, di non avere un oroscopo, né un ascendente perciò, perché i suoi genitori discutevano sulla data della sua nascita, né tanto meno, aggiungo io, avrebbero mai immaginato più tardi la sua stabile residenza umbra, nella nebulosa e rugiadosa Mevania (sic dixit Properzio nel Libro IV delle sue Elegie). L’omaggio augurale si insinua subito nel titolo polisemico e lo lascia fluttuare fino alla fine. Abbiamo cercato, nel novero dei suoi film girati in Umbria, i fioretti, la parte migliore della produzione, piccoli (per durata) fiori cinematografici, schiusi dopo il notturno, audace gelo della giovinezza, un florilegio dei più belli e interessanti, che si potessero offrire allo spettatore per devozione al cinema non ovvio. Un trentennio di attività cinematografica, inquieto e mosso, che abbiamo riordinato a piacere, senza rinunciare al principio (1985) e alla fine (2017), accordando esigenze di programmazione e di impostazione. Anche il disordine fila liscio, mi sembra. Fino al punto che ritengo decisivo e che considero la leva con la quale si può sollevare il mondo cinematografico (almeno questo insieme di film) di Klopfenstein: il cortometraggio conclusivo “Et in Arcadia ego”, in verità girato nel 1988, su commissione del Festival di Rotterdam, a rigore avrebbe dovuto seguire “Il richiamo della Sibilla” (1985); se la sua collocazione, conclusiva del ciclo, ha trovato l’accordo immediato del cineasta e del curatore, ciò significa che entrambi vi attribuiscono un valore di emblema e di sigillo; nel suo centro è riposta la forza che è stata impiegata per produrre e realizzare gli altri, nel suo cuore bisogna ricercare la dialettica che ha mosso gli altri, la combinazione alchemica che li ha fusi. Infine, il mese di ottobre, per il calendario cattolico, è dedicato al patronato di San Francesco d’Assisi e al Santo Rosario; poiché la pompa cattolica è stata la macchina estetica che mi ha spinto, più tardi privo di risorse devozionali, al godimento cognitivo ed emotivo del teatro e del cinema, non mi sottraggo alla ripetizione dell’antico rito: rileggerò i Fioretti e sgranerò ancora una volta i grani del rosario cinematografico di Klopfenstein nei giorni della dedicazione, con lo stesso piacere della prima volta. Così spero facciano anche gli spettatori e le spettatrici.
Roberto Lazzerini, presidente del cineclub A(s)trazioni
PROGRAMMA
giovedì 11 ottobre 2018 – ore 18:00
IL RICHIAMO DELLA SIBILLA
(Der Ruf der Sybilla) – 1985., col. 110′
venerdì 12 ottobre 2018 – ore 18:00
CHI HA PAURA DEL LUPO
(Wer Angst Wolf) – 2000., col. 88′
a seguire
IT.ALIENS – 2009., col. 24′
sabato 13 ottobre 2018 – ore 18:00
LA PREDICA AGLI UCCELLI
(Die Vogelpredigt oder das Schreien der Mönche) – 2005., col. 88′
domenica 14 ottobre 2018 – matinée /ore 11:30
IL GEMITO DELLE CENERI
(Das Ächzen der Asche) – 2017., col. 75′
a seguire
ET IN ARCADIA EGO – 1988., col. 20′
a cura di Roberto Lazzerini, presidente del cineclub A(s)trazioni (FICC) di Foligno (PG) e vicepresidente dell’Interregionale FICC Marche-Umbria-Toscana
edizione in collaborazione con Ombra-Films (Vicolo dell’Osteria 3 – 06031 Bevagna – www.klopfenstein.net)
Cineclub A(s)trazioni (aderente allaFICC – Federazione Italiana dei Circoli del Cinema) – viale Ancona 67 – 06034 Foligno – tel. 3480386590 – cineclubastrazioni@gmail.com)
Sala Pegasus(piazza Bovio – 06049 Spoleto – tel. 3394012680 – spoletocinemaalcentro.it – cinemasalapegasus@gmail.com)
piccola Introduzione / kleine Einführung
Rendiamo omaggio a Clemens Klopfenstein, cineasta svizzero (nato il 19 ottobre 1944 a Bielersee), con quei film che ha realizzato in Umbria, a Bevagna e a Castelluccio di Norcia e qua e là nella Valle Umbra, in mezzo a questi estremi temperati. Egli stesso dichiara, con ironica prontezza, nel suo sito, nella sezione biografica, di non avere un oroscopo, né un ascendente perciò, perché i suoi genitori discutevano sulla data della sua nascita, né tanto meno, aggiungo io, avrebbero mai immaginato più tardi la sua stabile residenza umbra, nella nebulosa e rugiadosa Mevania (sic dixit Properzio nel Libro IV delle sue Elegie). L’omaggio augurale si insinua subito nel titolo polisemico e lo lascia fluttuare fino alla fine. Abbiamo cercato, nel novero dei suoi film girati in Umbria, i fioretti, la parte migliore della produzione, piccoli (per durata) fiori cinematografici, schiusi dopo il notturno, audace gelo della giovinezza, un florilegio dei più belli e interessanti, che si potessero offrire allo spettatore per devozione al cinema non ovvio. Un trentennio di attività cinematografica, inquieto e mosso, che abbiamo riordinato a piacere, senza rinunciare al principio (1985) e alla fine (2017), accordando esigenze di programmazione e di impostazione. Anche il disordine fila liscio, mi sembra. Fino al punto che ritengo decisivo e che considero la leva con la quale si può sollevare il mondo cinematografico (almeno questo insieme di film) di Klopfenstein: il cortometraggio conclusivo “Et in Arcadia ego”, in verità girato nel 1988, su commissione del Festival di Rotterdam, a rigore avrebbe dovuto seguire “Il richiamo della Sibilla” (1985); se la sua collocazione, conclusiva del ciclo, ha trovato l’accordo immediato del cineasta e del curatore, ciò significa che entrambi vi attribuiscono un valore di emblema e di sigillo; nel suo centro è riposta la forza che è stata impiegata per produrre e realizzare gli altri, nel suo cuore bisogna ricercare la dialettica che ha mosso gli altri, la combinazione alchemica che li ha fusi. Infine, il mese di ottobre, per il calendario cattolico, è dedicato al patronato di San Francesco d’Assisi e al Santo Rosario; poiché la pompa cattolica è stata la macchina estetica che mi ha spinto, più tardi privo di risorse devozionali, al godimento cognitivo ed emotivo del teatro e del cinema, non mi sottraggo alla ripetizione dell’antico rito: rileggerò i Fioretti e sgranerò ancora una volta i grani del rosario cinematografico di Klopfenstein nei giorni della dedicazione, con lo stesso piacere della prima volta. Così spero facciano anche gli spettatori e le spettatrici.
giovedì 11 ottobre 2018 – ore 18:00
IL RICHIAMO DELLA SIBILLA
(Der Ruf der Sybilla) – 1985., col. 110′
In Italia, in Italia!, come una sorella cechoviana di Svizzera, sembra dire a tutta prima Clemens Klopfenstein nel suo film, che suscitò commenti favorevoli al concorso del vecchio Salso Film&TVFestival (Salsomaggiore 18-25 aprile 1985). Infatti nel dolce delirio del paesaggio, che il cineasta ricostruisce a piacere come un puzzle, è subito immerso il suo viaggio in Italia. Se nel sottotesto, tenuto d’occhio, scorre Viaggio in Italia (1953) di Rossellini, il racconto però procede molto liberamente ed alcolicamente. Balz (Max Rüdlinger), un pittore svizzero che vive in Umbria tra vagabondaggi mistici e bevute continue di liquore Strega, in un convento, splendidamente affrescato, con la complicità misteriosa di un frate, trova il liquore alle erbe che fa per lui: una pozione dagli strani poteri, legati al luogo. Con essa riesce a richiamare e ad attrarre nel suo vagabondaggio, Clara (Christine Lauterburg) – attrice di teatro in Svizzera, con la quale vive una relazione complicata – e ad eliminare a distanza il supposto rivale amoroso Thomas (Michael Schacht), collega della donna: creperà infatti il vanesio dopo il sorso fatale, strabuzzando gli occhi come in un film di serie b o in un’opera lirica. Soltanto con questa eliminazione a distanza il viaggio può svolgere la sua trama misteriosa di iniziazione e rinascita figurale. Infatti la coppia si riunisce e dalla stazione di Milano, a bordo di una vecchia Mercedes bianca, può soddisfare la di lui voglia religiosa di visitazioni in scorci di duomi e cattedrali (Padova, Rimini-Foligno, Bevagna, Santa Maria degli Angeli) e la di lei viva inquietudine in discorsi e richieste e spostamenti. Perché, a dirla tutta, rispetto alla coppia del sottotesto rosselliniano, Balz il pittore assomiglia di più a Katherine (Ingrid Bergman), più di quanto Clara assomigli ad Alex (George Sanders). In un bar di sosta, che si appresta a segnalarsi come bar di passaggio e soglia del racconto, troveranno la pozione, l’oggetto magico, che li farà signori del giorno e della notte, dell’inverno e dell’estate, in una frenesia psichedelica. Il liquore Sibilla infatti li trascinerà, come un fatale richiamo, fino all’altopiano di Castelluccio di Norcia, presso i monti Sibillini. Lei nel viaggio perderà la voce teatrale, lui l’estatico sguardo, ma insieme ritroveranno la guarigione amorosa in forma di fronde di un biforcuto e ben chiomato albero, racconto folklorico e metamorfosi ovidiana aiutando.

