Alphaville Cineclub propone una rassegna dedicata al rapporto tra cinema e cibo, dal 26 al 30 aprile, nella sua sede in Via del Pigneto 283 – Roma. Il 25 aprile serata dedicata alla Resistenza con il film L’armata degli eroi’ di J.P.Melville.
Alphaville Cineclub
Roma, Via del Pigneto, 283
GnamGnam!
Cinema e cibo in sette prove gustose …
Comunicato stampa
26/30 aprile 2012 h 21.00
Alphaville Cineclub riflette sulle ‘grandes bouffes’ cinefile e metaforiche proponendo, dal 26 al 30 aprile 2012 nella sua sede di Via del Pigneto 283 dalle ore 21.00, Gnam Gnam!- cinema e cibo in sette prove gustose, rassegna dedicata a questo rapporto ‘sublime’ , cardine di alcune tra le più significative pellicole che la Storia del cinema ricordi, iniziando proprio dalla Grande abbuffata del nostro caustico Marco Ferreri.
“Ci vorrebbero dei volumi, ordinati in serie per Paese o per genere, per descrivere il rapporto fra Cinema e cibo. Ma servirebbe a poco un lavoro del genere, se mancasse alla base una qualche ipotesi iniziale, un’intuizione che ti è venuta guardando, per esempio, un film americano o francese – due tipi di cinema questi che guardano al cibo con occhio totalmente diverso. Ma quale impostazione potrebbe essere convincente?Ovviamente per ogni “civilta`” il Cinema registra un rapporto col cibo nettamente diverso. Una prima divisione fra il Nord e il Sud dell’Europa cristiana vedrebbe una civiltà del Nord, a dominanza protestante, che antepone il bere al mangiare, anzi disprezza apertamente il cibo, secondo quanto proclama il motto tedesco: Dummheit frißt, Intelligenz säuft (la Stupidaggine mangia a bestia, l’Intelligenza beve a bestia).Nei film di Bergman gli eroi, stanchi, seduti a tavola, discutono, bevendo da calici prestigiosi un non so quale imprecisato nettare – spesso vero e proprio vino – e parlano male di Milano, città stressante, con gente abbrutita dal caos cittadino (Scene da un matrimonio).Quindi esiste questa prima divisione storica fra la frugalità del Nord e la crapula cattolica del Sud, risalente alla Riforma protestante, ma altre divisioni vi s’intrecciano, quali la ricchezza, il prestigio, la raffinatezza delle classi dirigenti contro la frugalità delle classi subalterne, che si nutrono spesso di minestre, di zuppe di verdura o di pane e formaggio ,restando la carne per lungo tempo un elemento di distinzione sociale … finché non scattano gli anni sessanta dove l’allevamento di batteria scaccia il pollo dalla tavola dei ricchi ed offre fettine di vitello anche alla mensa del popolo. Allora De Sica ne Il conte Maxinsegna ad Albertone “come” si deve mangiare la carne (“Niente scarpetta, mi raccomando …”).Il Cinema deve trovare sempre uno specifico filmico che esprima questo dato sociale: c’è modo e modo anche di addentare un panino (l’America insegna): c’è il modo del giovane avvocato o del manager frettoloso, c’è il modo del gangster (Pulp fiction), c’è il modo della donna (frugalissimo, accompagnato da un bicchiere di latte, come in Psycho). Il modo di addentare riclassifica la gente, ne mostra la vera provenienza. Saper indossare un vestito sembra più facile per il protagonista povero che saper mangiare alla mensa del ricco, come dimostrano le idiosincrasie gastronomiche della protagonista di Criminali da strapazzo di Woody Allen. C’è poi l’assaggio del cibo straniero, a cominciare da Un americano a Roma che tenta si scavalcare l’italianità dello spaghetto per addentare pane e mostarda, ma non ce la fa : Macaroni, io ve distruggo! Oppure il malinconico padre di Gena Rowlands nel film Una moglie di Cassavetes che all’ennesima offerta del genero (P. Falck) di restare a cena, sbotta dicendo:”Qui si mangia solo spaghetti, e io non li digerisco!”.Il cibo straniero diventa una prova del fuoco dell’accettazione dell’altro, un invito al traghetto in un’altra civiltà.Il cibo in Italia significa famiglia a tavola, e quindi riconciliazione e quindi godimento comune; … in Francia, dove il cibo è prestigio sociale, il ceto medio alto (avvocati, editori, musicologi, medici e così via) si riunisce intorno a tavole imbandite di cacciagione, in prestigiose residenze di campagna, ma non per la crapula soltanto, bensì spesso per parlare di cose importanti, di strategie industriali o politiche, di cultura e così via, senza neppure escludere l’animosità e la lite, ad indicare che quella mensa non è solo pensata per la pancia, ma anche per lo spirito( quanti film di Rohmer ci tornano alla memoria in tal senso…). Il cibo stesso, sempre in Francia, dal momento dell’esposizione per la vendita a quello della portata in tavola, pronto per essere degustato, sottostà ad una precisa regia di presentazione che ne accentua la nobiltà). Lo scempio più grande per i francesi fu quello di vedere la carne sparsa per il giardino nell’ultima scena de La grande bouffe di Marco Ferreri. Il cibo in Spagna significa spesso “termometro” di sopravvivenza sociale, nella più classica tradizione picaresca e donchisciottesca: l’ hidalgo caduto in miseria possiede le mura del palazzo patrizio, ma dentro non ha più nulla. Ed in questa tradizione s’inserisce Tristana di L.Bunuel, che aggiunge al cibo la connotazione sessuale .Il cibo in Inghilterra, nettamente sottoclassificato rispetto alla bevanda, viene indagato senza eccessiva distinzione fra cotto e crudo,nel cinema americano subisce la peggior sorte, a cominciare dalle comiche con le torte in faccia. Il cibo americano è notoriamente nauseabondo, ma la funzione che gli viene largamente attribuita nei film è ancora più immonda, perchè significa ricchezza e spreco.”
Font Nino Muzzi
La selezione di Alphaville si concentra sul cibo esibito portatore di situazione altre, come in Grazie per la cioccolata dell’inquietante Chabrol( giovedì 26 aprile alle 21.00), con la calda bevanda ipotesi (e tesi?)di vendetta,oppure in Mangiare, bere, uomo, donna di A.Lee( venerdì 27) dove il cibo è veicolo di situazioni familiari in trasformazione o come, in programma sabato 28 in prima serata, Ricette d’amore della tedesca S.Nettelbeck(2001), raro esempio di descrizione accurata del lavoro nella cucina di un ristorante dove accadono le cose della vita tra guai e divertimento, a cui fa seguito, alle 23.00, il cartone animato Piovono polpette (2009) che già nel titolo mostra la vena ironico/satirica della storia, anche riflessione critica sulla società dei consumi!
Sabato 29 aprile il cibo è danese nel film Riunione di famiglia (2007) di T.Vinterberg, storia di un aiuto cuoco alla scoperta di se e degli altri dal regista qui ex Dogma 95( ricordate il manifesto di quel cinema danese fortemente voluto da Lars Von trier?)mentre domenica 30 il breve viaggio gourmet di Alphaville si concluderà con lo scoppiettante Soul Kitchen (2009) di F.Akin, commedia culinaria e biculturale di travolgente buffoneria colma di jazz/funk/soul/pop/rock in cui srtorie d’amore e di famiglia s’intrecciano sullo sfondo di una Amburgo in evoluzione urbanistica!E, su tutto, ogni sera, prima del film in programma, sequenze imperdibili da La grande abbuffata (1976)di Marco Ferreri …
Mercoledì 25 aprile h 21.00
Le immagini della Resistenza’
Proiezione del lungometraggio
‘L’armata degli eroi’, J.P.Melville, Fr, 1969, 1o7’

