Il Circolo del Cinema di Adria (Ro) programma il film Falene nell’ambito del Progetto Distribuzione Indipendente, il 15 novembre presso il Cinema Politeama alle ore 21,00. Il film è inserito nella rassegna Ruggiti dalla Laguna.
scheda del film dal dal sito www.distribuzioneindipendente.it
Andrei A. Arcè
Cast
Paolo Sassanelli, Totò Onnis
Produzione
Giovanni Costantino
Produttore esecutivo
Raffaella Azim
Soggetto
Andrej Longo
Sceneggiatura
Andrej Longo
Fotografia
Maura Morales Bergmann
Montaggio
Gabriella Cristiani
Scenografia
Elin Sigurdardotter
Animazione grafica
Crescenzo Mazza
Musica
Francesco Forni
Suono
Valentino Giannì
Costumi
Luigi Piccolo
Paese
Italy
Anno
2009
Durata
70 min.
Genere
Noir
Festival
- Festival del Cinema Indipendente di Foggia (In Concorso)
- Maya Film Festival (Panorama)
- Cinematografo Poverania a Venezia (Panorama)
- Cinematografo Poverania a Roma (Panorama)
- BIF&ST – Bari International Film&Tv Festival (Puglia e Cinema)
- 31° Cinemed Montpellier (Panorama)
- Levante Film Fest (Fuori Concorso)
- Raindance Film Festival (Competition)
- BAFF – Busto Arsizio Film Festival (Made in Italy – Scuola)
- La Milanesiana (Panorama)
- Rencontres…Rieupeyroux (Sélection Officielle)
Sinossi
Una straordinaria commedia noir.
Due amici quarantenni e un colpo da eseguire. Quel colpo che permetterà loro di cambiare vita e abbandonare finalmente la mediocre realtà che li circonda, nella quale da sempre sono invischiati e dalla quale mai hanno trovato la forza di uscire.
E allora l’incontro di sera, per strada. La preparazione e le chiacchiere, che ci trasportano nel loro delirante e paradossale mondo, ricco di piccole verità e grandi bugie: è il racconto di un’esistenza che, per quanto cruda e violenta possa essere, a guardarla da fuori è pura commedia. E infatti il colpo è velleitario, assurdo, infantile… e lo spettatore ride fino all’imprevisto.
Recensione pubblicata su www.movieplayer.it il 20 ottobre 2011
Presente assurdo, futuro incerto
a cura di Lucilla Grasselli
E’ evidente l’origine teatrale del film di Andrès Arce Maldonado, ma il regista riesce a equilibrare le atmosfere da teatro dell’assurdo con inserzioni di grande impatto cinematografico, esaltando così le ottime interpretazioni dei due protagonisti. Quante volte ci si è trovati a fantasticare con gli amici su cosa faremmo se ci capitasse un colpo di fortuna al gioco, un’eredità imprevista, una scelta vincente in borsa? Sarebbe l’occasione per cambiare vita, per scappare, dove non lo si sa nemmeno, basta scappare, da un presente incerto e da un futuro sempre meno promettente. Ma quasi sempre questi parti dell’immaginazione rimangono tali, perché non giochiamo al Gratta e Vinci, non abbiamo nessun misterioso zio d’America e di azioni, bond e compagnia bella non ne capiamo nulla.
Anche Enzo e Totò sognano una vita diversa, lontana da una Bari che non offre lavoro né amicizia, a parte quella che li unisce: ma per realizzare quel sogno loro sì che stanno cercando di fare qualcosa. Non che sia un gran piano, quello di rubare la Ferrari a un non meglio precisato conoscente, ma questo sembra non preoccupare più di tanto i due uomini: perché con quella potranno andare a Parigi, fare la bella vita e conquistare le raffinate donne francesi. Nell’attesa che il malcapitato si presenti all’appuntamento, Enzo sciorina le infinite possibilità che li aspettano, infarcendole di filosofia un po’ spicciola per renderle più appetibili a Totò, molto meno incline a farsi trascinare dall’entusiasmo e decisamente più interessato alle problematiche pratiche. In quest’atmosfera beckettiana veniamo trasportati in profondità nel mondo dei due protagonisti, un mondo duro e vuoto dal quale cercano di salvarsi come possono, in modo un po’ ingenuo ma anche caparbio: l’uno leggendo Prévert, ma per caso, perché in libreria c’era andato per la commessa, l’altro cercando di andare oltre la propria prospettiva limitata e mettendosi nelle mani dell’amico, più acculturato ed esperto di lui.
Il film di Andrès Arce Maldonado, esordiente alla regia ma già insignito di numerosi riconoscimenti internazionali, si fonda tutto sulla personalità dei due protagonisti, sulle loro riflessioni e sul progressivo disvelamento della loro vera natura. Nell’ora abbondante in cui siamo testimoni delle loro vite, di azione ce n’è pochissima, anzi l’evento a cui assistiamo è uno solo: ma è un evento che cambia tutto, che con durezza ci riporta alla realtà. Non è come aspettare Godot, aspettare il proprietario della Ferrari: perché il proprietario della Ferrari arriva, e allora non c’è più spazio per l’incertezza, per i se e per i ma. E, per quanto possa essere tremenda l’immobilità, l’essere costretti ad agire può rivelarsi ancora più fatale. Il film, pur rispettando l’origine teatrale della storia, che l’autore e sceneggiatore Andrej Longo portò sui palcoscenici italiani per sette anni prima di venire scoperto dal produttore Giovanni Costantino, sfrutta in maniera intelligente anche le possibilità offerte dal diverso mezzo espressivo: l’inserzione di spezzoni animati, così come una colonna sonora molto intensa e coinvolgente esaltano la componente emozionale della narrazione, traghettandola di volta in volta su atmosfere più ironiche o più drammatiche. Tutto questo senza mettere in ombra le ottime interpretazioni di Totò Onnis e Paolo Sassanelli, che riescono a tenere in piedi senza difficoltà questa commistione tra teatro dell’assurdo e gusto per i dialoghi quasi tarantiniano.
Nel panorama cinematografico italiano, Falene è senz’altro un’eccezione: mai urlato, mai retorico, sa parlare di sentimenti drammaticamente comuni, come la disillusione, la sensazione di trovarsi in trappola, la volontà di emanciparsi, con atteggiamento onesto e sincero, mettendo al centro della storia due persone vere che, aldilà dell’accento barese, dicono quello che potrebbero dire tanti altri, e che proprio per questo sentiamo tanto vicine.

