Nostalgia della luce (Nostalgia de la luz) di Patrizio Guzmán
(2010 – Francia / Germania / Cile / Spagna / Stati Uniti d’America – Documentario – 90 minuti)
“Chi ha memoria è in grado di vivere nella fragilità del tempo presente, chi non ce l’ha non è in grado di vivere da nessuna parte”
Circolo del Cinema “Zero In Condotta” – Via Caffaro, 10 – Roma
Venerdì 10 marzo 2017
Ore 20,30: apertura con aperitivo
Ore 21,00: proiezione
Ingresso ai soci con tessera FICC: 4 euro – Contributo richiesto ai soci per la serata: 3 euro
A questo link il trailer italiano: https://www.youtube.com/watch?v=WPK8rLxxYrQ
Comunicato del Circolo Zero in Condotta
Care e cari,
Abbiamo già proiettato nella nostra sala “La memoria dell’Acqua”, lavoro successivo a quello che andremo a vedere stasera. Come mai? Perché questo film, è stato distribuito in Italia solamente dopo il successo de “La memoria dell’Acqua”. Sarebbe stato meglio vederli in ordine strettamente cronologico, ovvero prima questo e poi l’altro, ma alle volte le vie della distribuzione sono misteriose. Ce ne scusiamo in anticipo.
Nostalgia de la luz è un film documentario del 2010 scritto e diretto da Patricio Guzmán, che ne è anche la voce narrante. Il regista affronta nuovamente il tema della dittatura di Pinochet e della tragedia dei desaparecidos, in particolare del loro ricordo e rimozione nel Cile contemporaneo, da un inedito punto di osservazione, il deserto di Atacama. Il titolo del film è ispirato al libro “Nostalgie de la Lumière: monts et merveilles de l’astrophysique” dell’astrofisico francese Michel Cassé. Il film ha ricevuto l’European Film Award per il miglior documentario.
Trama:
Sulle montagne del deserto di Atacama in Cile sono installati i telescopi più potenti del mondo. Mentre gli scienziati cercano nel cosmo le origini della vita, gli archeologi esplorano il terreno per ritrovare le tracce delle popolazioni precolombiane. In mezzo a loro si muovono i parenti delle persone scomparse sotto il regime di Pinochet, alla ricerca dei resti dei loro congiunti.
Recensione:
A distanza di quasi quaranta anni dai tragici eventi che posero fine al governo democraticamente eletto di Salvador Allende e della Unidad Popular (Nostalgia della luce trova una distribuzione in Italia sei anni dopo la sua effettiva realizzazione: meglio tardi che mai!), il Cile appare all’occhio straniero un paese pacificato e democratico.
Guzmán, con un’ostinazione emotiva e politica, continua a puntare l’occhio su ciò che si è fatto via via sempre più trasparente, fino a diventare pressoché invisibile. La frantumazione della Patagonia, arcipelago distrutto e abbandonato la cui popolazione ha subito uno sterminio scientifico quanto occulto (fulcro della narrazione ne La memoria dell’acqua) ha un contraltare cinque anni prima nel deserto di Atacama, protagonista assoluto di Nostalgia della luce. Dallo scrosciare incessante e impetuoso dell’acqua, fonte di vita e di collegamento tra le persone – e i luoghi – si passa dunque al totale annullamento di ogni forma di vita. Il deserto di Atacama è il più asciutto del mondo; un non-luogo, inospitale e spoglio, deposto, praticamente morto allo sguardo umano, che nasconde in sé molte memorie, e molte storie. La quasi totale assenza di umidità del deserto (protetto da un lato dalle Ande e dall’altro dalle alture del litorale, e attraversato dalla “corrente di Humboldt”) rende più facile vedere le stelle: per questo è diventato uno degli osservatori astronomici più importanti dell’America, e del mondo.
Partendo dall’universale, nel vero senso della parola, Guzmán arriva una volta di più a raccontare l’umano, il particolare. L’immensamente grande diventa specchio (e preconizzatore, forse) dell’immensamente piccolo; in fin dei conti tutto è già storia, come quegli astri celesti che altro non sono che l’immagine ancora impressa di pianeti e asteroidi che oramai non sono più nulla, se non pulviscolo. Oscura materia, come le civilità precolombiane e come la Storia del Cile di Pinochet; una volta di più Nostalgia della luce cerca di illuminare la memoria dolorosa di un evento traumatico e barbarico, che non ha spiegazione alcuna nella natura, ma solo nella pervicace volontà di esercitare il potere propria degli uomini. Il deserto di Atacama, così come l’oceano Pacifico de La memoria dell’acqua, è uno dei luoghi deputati dal regime per nascondere i cadaveri dei prigionieri politici, gettati via come immondizia dopo essere stati torturati a morte. C’erano dei campi di prigionia, nel mezzo del nulla, ed è per questo che alcune donne si ostinano ancora a cercare i resti delle vittime, per poterle finalmente seppellire. Per poter piangere. Per poter elaborare un lutto che è il lutto di un’intera nazione, di un popolo affranto e sconfitto.
Il cinema di Guzmán è un’àncora di memoria, un appiglio per difendersi dal terrore della dimenticanza, quella che affligge con la malattia Anita, e quella che rischia di cogliere di sorpresa anche tutti gli altri. Ricordare, foss’anche come l’ombra di ciò che fu una stella, è un dovere al quale l’uomo non può sottrarsi. Un dovere per se stessi e per i propri simili. Attraverso un percorso emotivo prima ancora che strettamente documentario, Nostalgia della luce squarcia il velo della cecità storica e propone una volta di più la vita, per quanto sbrindellata, smembrata e disillusa. Un’opera preziosa.

