Sesta Mostra artistica digitale di e con Rosario Tronnolone “Hitchcock, quadri e inquadrature” e poi Saturday Night Movie part1 – USA anni ’70: porno, disco, black exploitation. Dal 28 maggio al 1 giugno 2014 h. 21.00 ad Alphaville Cineclub in Via del Pigneto 283
APHAVILLE CINECLUB
Roma, Via del Pigneto, 283
Alphagallery
Sesta Mostra artistica digitale
di e con Rosario Tronnolone
presenta
Hitchcock, quadri e inquadrature
Lunedì 26 maggio 2014 h.21.00
e poi
Saturday Night Movie part1
USA anni ’70: porno, disco, black exploitation
dal 28 maggio al 1 giugno 2014 h. 21.00
HitchcockNews!
Nuovo appuntamento con cinema e pittura ad Alphaville Cineclub!
Nella sola serata di lunedì 26 maggio alle ore 21.00, all’interno della sua sede storica di Via del Pigneto 283, Alphaville ancora una volta si trasforma, primo Cineclub a Roma, in Galleria digitale con la guida di esperti ed amanti dell’arte che accompagneranno i visitatori in un viaggio coinvolgente da ‘seduti’ tra le tele ed i disegni di alcuni tra i più amati pittori del mondo!
Continua dunque la proposta squisitamente artistica di Alphaville Cineclub che, come già in uso da qualche tempo nelle sale cinematografiche e nei club grandi e piccoli di molte tra le principali città europee, prosegue con le affascinanti incursioni nel mondo delle pittura e delle arti visive dei grandi maestri anche contemporanei attraverso monografiche e collettive d’autore presentate e guidate da esperti, storici, studiosi che, di volta in volta, accompagneranno con commenti, letture, riflessioni le immagini delle opere più significative tra gli artisti selezionati, secondo scelte anche personalissime ma sempre fatte con il cuore ,capaci di arricchire e far comprendere al meglio la vena artistica ed i temi sottesi ad ogni capolavoro! E’ questo il sesto di una serie di appuntamenti con la pittura di tutti i tempi, questa volta dedicato alle scelte artistiche del grande regista Alfred Hitchcock relativamente ai suoi film ed ai suoi scenari. Alphagallery propone una nuova ed appetibile idea di Galleria d’arte sul grande schermo … e tutto questo seduti comodamente in saletta!
Vi aspettiamo dunque lunedì 26 maggio 2014 alle 21.00, imperdibile occasione destinata a tutti gli amanti dell’arte per conoscere più da vicino la vita, i gusti pittorici di Alfred Hitchcock, Maestro del brivido e non solo che amò intesamente la pittura ed il suo linguaggio immobile, adattissimo tuttavia alle inquadrature più cult del suo Cinema e dei suoi personaggi!
Alfred Hitchcok present…
F.T. Lei è d’accordo che c’è davvero un lato onirico nei suoi film?
A.H. Sono sogni a occhi aperti.
F.T. Filmando l’uomo solo, circondato da cose ostili, anche senza volerlo, si va a finire automaticamente nel campo del sogno, che è anche quello della solitudine e del pericolo.
A.H. Così sono probabilmente io dentro me stesso.
(A. Hitchcock a F. Truffaut)
Così sono io, dentro me stesso.
Quest’ammissione di Alfred Hitchcock è tra le più private e confidenziali della famosa conversazione con François Truffaut confluita poi nel volume “Il cinema secondo Hitchcock”. I suoi film sono sogni ad occhi aperti di un uomo angosciato e solo. Pensando alle rappresentazioni oniriche che Hitchcock ha inserito nei suoi film, due vengono subito alla mente: il sogno di “Io ti salverò” e quello di “La donna che visse due volte”. In entrambi i casi Hitchcock ha dato alla rappresentazione del mondo onirico contorni nitidi e precisi, quelli dei disegni di Dalì nel primo film e del disegno animato nel secondo. Non dunque una rappresentazione flou, dai contorni vaghi e imprecisi, ma una realtà che si impone con linee nette, quasi che la vera chiarezza sia nei sogni e che la realtà quotidiana sia invece il luogo dell’inganno e della confusione, del fraintendimento e della menzogna. In realtà il cinema di Hitchcock è popolato di sogni: “Rebecca” comincia con un sogno (“Sognai l’altra notte che tornavo a Manderley”) che è un percorso, il percorso nella memoria della protagonista che si snoda lungo i viali del parco che conducono alla dimora vittoriana; in “Marnie” la protagonista rivive dormendo l’angoscia dei suoi sonni di bambina. E ancora, il processo alla protagonista di “Il delitto perfetto” è raccontato come un incubo; il processo in cui testimonia la dottoressa Petersen in “Io ti salverò” è ancora un incubo surreale, con le immagini delle grate che di sovrappongono al suo viso. Ma anche le scene d’amore sono filmate da Hitchcock con un improvviso perdersi dei contatti terreni, con una specie di corto circuito che allontana il protagonista o la protagonista dalla realtà e lo spinge in una dimensione differente: guardiamo per esempio ancora il bacio di “Io ti salverò”, con l’apertura infinita delle porte in sovrimpressione, o il bacio di “La donna che visse due volte”, con la stanza che comincia a girare intorno ai due protagonisti. L’elemento della porta ritorna frequente in Hitchcock a significare l’ingresso in un’altra dimensione, a inquadrare l’oggetto del desiderio che si materializza, che diventa tangibile, reale: guardiamo a proposito “Io ti salverò”, “Notorious”, “La finestra sul cortile”, “La donna che visse due volte”, “Marnie”. Altrettanto frequente è il movimento circolare, avvolgente, che troviamo in “Notorious”, “La donna che visse due volte”, “Intrigo internazionale”. Spesso il protagonista dei film di Hitchcock è in uno stato di incoscienza, o è perso nei propri pensieri, e la narrazione si sviluppa proprio da quel momento, come a dire che ciò che vediamo è generato dal suo stesso inconscio, dai più reconditi desideri e dalle ansie più nascoste. Pensiamo a “La signora scompare”, con Margaret Lockwood che scivola nell’incoscienza, a “Il sospetto”, con Joan Fontaine persa nei suoi pensieri che fantastica su una foto di Cary Grant che si materializza nel quadro della finestra, al finale di “Notorious”, all’inizio di “La finestra sul cortile”, con James Stewart febbricitante e addormentato. “L’interpretazione dei sogni” di Freud aveva profondamente influenzato André Breton, autore del Manifesto Surrealista, nel quale il poeta francese attribuiva all’inconscio, affrancato da ogni condizionamento della ragione e della morale, il ruolo di guida per l’artista che volesse esprimersi liberamente. Non è un caso che il Surrealismo sia nato come un movimento letterario, prima che pittorico. Forse proprio nella sua radice narrativa sta l’influenza che il Surrealismo ebbe sul cinema di Alfred Hitchcock, squisito narratore per immagini. Tutta la sua filmografia è percorsa da un sottile fil rouge che riconduce le inquadrature dei suoi film a suggestioni pittoriche, non per una mera imitazione, ma per un comune sentire e percepire la realtà come segno di qualcos’altro. Nel Surrealismo gli oggetti perdono la loro funzione quotidiana e assumono significati simbolici: ed ecco che Hitchcock ingigantisce la tazzina di caffè avvelenato e scende in picchiata sulla chiave in “Notorious”, insiste sulla cassapanca di “Nodo alla gola”, illumina il bicchiere di latte del “Sospetto”, esalta l’iniziale R di “Rebecca” su tovaglioli e carta da lettere, reifica l’invisibile e carica l’oggetto di valore emozionale. È una borsa a definire Marnie la ladra all’inizio del film, gli uccelli impagliati sembrano prefigurare il destino dell’incauta Crane (gru) che si è fermata al Motel Bates, l’offerta della collana di diamanti al ladro di gioielli è metafora di seduzione, la vertiginosa diminuzione delle bottiglie di champagne fa precipitare gli eventi, nelle lenti degli occhiali vediamo compiersi il delitto, le lettere dello Scarabeo compongono la verità, una giacca dietro i vetri restituisce il fantasma della bellezza perduta. Vi proponiamo dunque un percorso di rimandi chiarissimi e di suggestioni sorprendenti per comprendere meglio il cinema di Alfred Hitchcock, un artista capace certamente di divertire e distrarre il fruitore più superficiale, ma anche di reggere analisi più approfondite ed accurate.Rosario Tronnolone
Saturday Night Movie part1
Sorprendente settimana la prossima, cari cinephile amanti della Settima Arte a 360°!!! Mentre sugli schermi da pochi giorni il nuovo Lovelace incuriosisce le platee contemporanee Alphaville, in compagnia di Ugo G.Caruso e Patrizia Salvatori, vi aspetta in saletta per proporvi un breve ma significativo excursus nel cinema americano dei mitici Seventie, di cui proprio Gola profonda fa parte e con spiccata notorietà… un cinema altro dunque, non l’amaro liberal movie dei grandi da Penn a Pollack, da Peckimpah a Rafelson, da Pakula a Lumet e Hashby, disvelatori del mito e della retorica dell’American dream e da noi tutti amati e ri-guardati … Quello che Alphaville propone nelle prossime serate è un cinema sismografo di trasformazioni e rivoluzioni socio- politico culturali fuori dalle produzioni convenzionali, underground ma capace di lì a poco di creare ‘generi’ settoriali nuovi e davvero altri rispetto al cinema prodotto fin lì, global e persino modaioli, commerciali e dirompenti ed anticonvenzionali, specchio di un’America in pezzi perché figlia di un cambiamento irrealizzato e di un sogno sfumato…Il cinema del margine, insomma, codificato da allora in poi attraverso i circuiti tradizionali e riproposto in forme diverse anche dai grandi autori cult dei decenni successivi…Che dite, vale la pena tentare, seppur stanchi, di arrivare ad Alphaville per le 21.00 questa settimana?!!?U.G.Caruso, P.Salvatori
i film, appunti
Inside Gola profonda(2005)
Documentario sul film lanciato come il più redditizio nella storia del cinema: girato in 7 giorni in Florida, costò 25000 dollari e ne incassò in mezzo mondo 600000000, cifra incontrollata e incontrollabile perché la proprietà e la distribuzione passarono, poche settimane dopo l’uscita clamorosa a New York, a una società di mafiosi italoamericani. Più che sul pornofilm e sul suo autore, l’ex parrucchiere Damiano, specialista di pornocinema (suo è The Devil in Miss Jones, uscito nello stesso 1972), è un documentario sul fenomeno Gola profonda: ne ricostruisce la vicenda umana, politica e giudiziaria, le conseguenze sull’industria cinematografica statunitense, i significati che aveva o che gli furono attribuiti dai giovani contestatori, dagli intellettuali, dai movimenti di liberalizzazione, dall’establishment conservatore, persino dall’ala più radicale e politicizzata del movimento femminista. Non mancano i riferimenti ai conflitti tra cultura e controcultura degli anni ’70, alla rivoluzione sessuale in atto, alle crociate moralistiche del partito repubblicano. C’è anche chi sostiene che il 1972 e il 2005 non sono tanto diversi in termini di repressione. Oltre agli autori del film (Damiano; Linda Lovelace, all’anagrafe Susan Boreman; il protagonista Harry Reems, l’unico della troupe che patì il carcere) vi prendono la parola Norman Mailer, Gore Vidal, John Waters, Erica Jong, Hugh Hefner, Larry Flynt, Wes Craven, Camille Paglia, Dick Cavett e altri. Prodotto da Brian Grazer con i 2 registi e da Sheila Nevins della HBO. Distribuito da Mikado.
La vera Gola Profonda(1972)
Uscito ormai dalla clandestinità e finito direttamente nel mito, "Gola profonda", ribattezzato di recente "LA VERA GOLA PROFONDA"(Deep Throat – 1972), offre oggi l’occasione per comprendere come la pornografia sia talvolta preferibile alla violenza. In realtà l’autore Gerard Damiano, che si firmava Jerry Gerard, ha soltanto saputo cogliere, più o meno consapevolmente, un fenomeno sociale che a partire dal 68 si presentava come sinonimo di libertà. Gli anni 70 hanno mostrato sessualmente tutto quello che c’era da mostrare, sperimentare, fino al brusco risveglio causato dalla morte per aids di Rock Hudson nel 1984. Resta un certo humor di fondo e la sdrammatizzazione di un rituale ripetitivo fino all’ossessione: i film porno di allora erano noiosi e rozzi.Oggi l’industria dell’hard core è in declino a causa dello sfruttamento ossessivo e del mutamento nella scala dei rapporti tra le coppie, mai così inibite come ai nostri giorni, specie nelle nuove generazioni, incolpevoli e semmai soltanto vittime. "La vera gola profonda" è la testimonianza dell’abbuffata di sesso e politica che ci siamo sorbiti in quegli anni, dei quali non resta che questo filmetto simpatico, con un’idea centrale che non sembra possedere risvolti metaforici, una donna scopre di avere il clitoride in gola, salvo che non si voglia ravvisare in questa favoletta sconcia l’idea che il sesso si annida nei luoghi più impensati smascherando la nostra fragilità. Va ricordato che la protagonista Linda Lovelace è scomparsa recentemente e che a cinquant’anni ha tentato di riciclarsi come pop star. Quanto al suo partner Harry Reems, ha conosciuto anche la galera, a causa del film, così come il regista. "LA VERA GOLA PROFONDA" ha comunque il valore di un prezioso reperto di un’epoca felice e drammatica.
In cerca di Mister Goodbar(1977)
Da un romanzo di Judith Rossmer: figlia di cattolici irlandesi intransigenti, affetta da scoliosi, intelligente e sensibile, Theresa Dunn fa l’insegnante di bambini sordomuti di giorno e di notte frequenta bar malfamati per uomini soli che si porta a letto. Imbarazzante e sconcertante per la miscela di sgradevolezza e generosità, tenerezza e squallore, umorismo e virulenza. Invecchiando, Brooks, il sergente York della regia, è diventato un pessimista apocalittico: la sua visione della società americana crudele e senz’anima è disperata. Appena uscita da Woody Allen (Io e Annie), la Keaton porta alle estreme conseguenze il suo istrionismo mimico (ben doppiata da Livia Giampalmo). Interpretazione da Oscar? Ebbe, invece, una nomination la Weld insieme con la fotografia di W. Fraker. Uscì V.M. 18 anni. Se lo annunciano in TV, è tagliato.AUTORE LETTERARIO: Judith Rossmer
Grazie a Dio è venerdì(1978)
Diretto da Robert Klane e prodotto dalla Motown Productions e dalla Casablanca Filmworks per la Columbia Pictures (la cui "Torch Lady", in un logo iniziale appositamente re-inventato in animazione, accenna un passo di disco music), la pellicola mostra una delle prime performance di Jeff Goldblum e la prima apparizione di una certa rilevanza di Debra Winger.Siamo nel 1978. Come ogni venerdì sera, alla megadiscoteca «The Zoo», ne La Cienega Boulevard di Hollywood, s’intrecciano piccole e grandi storie, speranze, illusioni e ricerca di svago, d’incontri. Ecco i principali sub-plots:I coniugi Sue e Dave, tanto per iniettare nuova linfa nel loro stanco rapporto borghese (soprattutto per colpa del noiosissimo Dave) nel giorno del loro anniversario di matrimonio, decidono (in realtà è più Sue che l’ha deciso) di andare almeno per una volta, in discoteca, luogo che Dave detesta. Il fascinoso proprietario del locale, Tony Di Marco, tenterà invado di sedurre Sue, mentre Dave s’accompagnerà alla pazzarella Jackie. L’esperienza servirà a entrambi i coniugi.Si svolgerà una gara di ballo, verso mezzanotte, con trasmissione in diretta registrata in diretta dalla stazione radiofonica K.C.D.O. Attirate dalla gara, accorrono Jeannie e Frannie, che già hanno dei problemi per entrare nel locale, per via della loro giovane età, ma poi ci riusciranno, dalla finestra del bagno, aiutate dal simpatico "malato per la danza" Marv Gomez. Frannie è giovanissima, ma abile nel ballo ed infatti vincerà l’ambito premio insieme a Gomez.In cerca d’avventure sono le impiegate Maddy e Jennifer. Quest’ultima è molto carina, ma si trova in un ambiente non suo e così sembra essere un’imbranata. Anche due ragazzi, Ken e Carl (quest’ultimo interpretato dallo stesso musicista Paul Jabara, co-autore delle musiche del film), sperano di incontrare le loro anime gemelle. Dopo le prevedibili vicissitudini, Jennifer e Ken scopriranno d’avere molto in comune.Lo spazzino comunale Gus, invece, ha un appuntamento organizzato tramite computer con Shirley, una zitella troppo alta per lui, piccolo e grassottello, ma che finirà per conquistarlo assentandogli un paio di pugni.Proprio quel giorno esordisce come nuovo disc-jokey Bobby Speed. E sono attesissimi i componenti del complesso «The Commodores», ma sfortunatamente essi hanno affidato il furgone con loro strumenti a Floyd, noto per il suo scarsissimo senso di orientamento quando guida!Intanto la sconosciuta cantante Nicole Sims cerca di ottenere un’audizione e, quando ci riesce con un trucco (cantando la mitica «Last Dance»), Bobby si rende conto che ha una bellissima voce e gran ritmo. E arrivati gli strumenti, si esibiranno anche i Commodores.
Hardcore(1978)
Passione, dolcezza, carità, viltà, ipocrisia, amore, perversione, ossessione, perdizione: sono solo alcuni aspetti contrastanti tra loro che vengono inseriti in un frullatore dal quale poi scaturiscono, sbrindellati e mescolati, e ricostruiti dallo spettatore che vede il film (ambientato a Los Angeles), il cui regista Paul Schrader aveva già, come sceneggiatore in Taxi Driver, sollevato il problema della prostituzione e del suo sfruttamento. In Hardcore lo fa ancora una volta andando davvero a pescare nel torbido, anche e soprattutto nel torbido dell’animo umano laddove si pensa, o si crede, di non avere affatto nulla di nebuloso nella propria persona, nel proprio stile di vita che talvolta pare irreprensibile non solo a chi guarda dall’esterno ma anche da chi si crede una persona retta. Le attrici (un’indimentabile ruolo di Season Hubley in Niki e la seppur breve tutto sommato per il tempo in cui si vede, apparizione di Ilah Davis) e gli attori (straordinari come sempre George C. Scott e Peter Boyle) particolarmente in sintonia con il loro ruolo: Season Hubley (Niki) e George C. Scott (Jake Van Dorn) straordinari. George C. Scott davvero bravo, Peter Boyle (Andy Mast) incisivo e credibile come sempre. Il mondo del nascosto, di ciò su fa ma non si dice, anzi, talvolta lo si nega con forza pur di mantenere un’ipocrita visione di se stessi agli altri: ma l’attrazione per il sesso tra persone adulte, maggiorenni e consenzienti e nel pieno rispetto altrui non ha nulla di sbagliato. Ha di sbagliato, di vile, di esecrabile lo sfruttamento altrui del sesso, che si approfitta dell’ingenuità, della buona fede, dell’innocenza, della disperazione. Della rovina. Ingenuità, buona fede e innocenza che vengono stravolte dal malvagio di turno fino a consumare, come una candela che la brucia, la persona che si ritrova ad essere vittima del male. Il sotterraneo, l’underground, il proibito, l’osceno, il male assoluto. E il bene tradito. Un film che non lascia scampo e obbliga a prendere coscienza del problema, dello sfruttamento più sfacciato, esecrabile ed egoista, più malvagio.
Cruising(1980)
A New York iniziano a essere rinvenute, nelle acque del fiume Hudson, parti del corpo di uomini. La polizia ritiene sia l’opera di un serial killer che abborda omosessuali nei bar cittadini per poi stuprarli e mutilarne i corpi, così l’agente di polizia Steve Burns viene mandato come infiltrato nel mondo dei club per omosessuali per rintracciare l’assassino. Il suo lavoro da infiltrato lo porta a riflettere sulla relazione con la sua ragazza Nancy, e ad interrogarsi circa il suo orientamento sessuale.Burns commette uno sbaglio e porta la polizia ad indagare sul conto del cameriere di un ristorante, Skip Lea, il quale sarà costretto a spogliarsi e masturbarsi dinanzi a quattro detective per fornire loro un campione di sperma. Dopo aver assistito a questo episodio di brutale violenza, Burns capisce che i poliziotti non stanno conducendo le indagini al fine di scovare l’assassino, ma spinti unicamente da una delirante omofobia. Vorrebbe abbandonare le indagini, ma viene convinto dal suo capo a riprenderle in mano.Steve riesce alla fine a rintracciare il vero serial killer, Stuart Richards, uno studente di musica, omosessuale, e lo arresta. Dopo quest’indagine Burns diventa ispettore e gli viene concesso un permesso, durante il quale probabilmente commette l’omicidio del suo vicino di casa omosessuale, Ted Bailey. Font My Movie e Apropositodi.it
A presto con il cinema più trasgressivo anni ’70!
In allegato il programma
Ingresso riservato ai soci
Con questa rassegna si conclude la programmazione di Alphaville Cineclub nella propria sede di Via del Pigneto 283!!
Arrivederci a prestissimo sotto le stelle estive della MINI ARENA PIGNETO!!!….E preparate le BICI!!!
Il Cineclub Alphaville vi aspetta….

