Cinema Russo ad Alphaville Cineclub

Brevi appunti di Cinema Russo moderno (anni 1979-2008) e …Resistenza di Alphaville. 22 – 27 aprile 2014 h. 21.00 in Via del Pigneto 283 – Roma.

COMUNICATO DI APHAVILLE CINECLUB

Roma, Via del Pigneto, 283


CASACIÒV*
Brevi appunti di Cinema Russo moderno
(anni 1979-2008) e …
Resistenza di Alphaville ’014!

22 – 27 aprile 2014 h. 21.00


e poi

Happy End!

Da ora in poi ancora un  nuovo appuntamento con il bel cinema, ma solo quello che… finisce bene !!!!!

Uno, due, tre!

Un film di Billy Wilder, Commedia, USA, 1961 , 108’

Lunedì 28 aprile h 21.00

 

Casaciòv* – dalla Russia con amore

Davvero doc e suggestiva nella semplicità delle storie tecnicamente splendide (e come altrimenti!?!) la rassegna di cinema russo (e dintorni…) del presente a cui Alphaville Cineclub dedica questa settimana di fine aprile…pellicole fatte di racconti di vita in pace e in guerra, di storie d’amore e di odio, di amicizie lasciate e prese, di atmosfere dettate dalla Storia e dalle storie nel segno di una tradizione cinematografica che ha dato linguaggio e linfa al cinema sin dalle sue origini! Un corpo a corpo con le immagini. Una battaglia visionaria e visuale che va avanti da quasi un secolo. Per usare il cinema come momento di trasformazione della società. Perché, in nessun altro luogo come in Russia, è impossibile declinare la settima arte senza valutarne, in ogni frangente, la sua portata politica. Le avanguardie e la Rivoluzione d’Ottobre, il realismo epico ed il socialismo reale, il nuovo sublime cinema che parte dagli anni ’50 e la stagnazione brezneviana. E ancora: l’oscuro e al tempo stesso lirico nichilismo à la Tarkovskij e la Perestrojka, l’analisi spietata della società e la tragedia degli anni ’90. Un osservatorio, il cinema anche contemporaneo, che più di ogni altro consente di conoscere – meglio: di vedere – la storia recente della Russia.

 

Un percorso che trova nei film le tappe obbligate. E si tratta di un cammino incerto, insicuro. Perchè il cinema russo è, forse ancora oggi, sottoposto ad una doppia lettura. Negli anni che hanno preceduto e seguito la Seconda Guerra Mondiale, l’Occidente non aveva il minimo interesse ai "campioni d’incassi". L’attenzione era tutta per i capolavori di Ejzenstein ed affini. Un’attenzione doverosa, certo, ma semplicistica. Perché il cinema sovietico, quello censurato e non, mostra tutte le dinamiche di un tentativo quasi titanico: quello di costruire uno Stato ad immagine e somiglianza dell’Arte; e quello di ritenere l’Arte come luogo privilegiato del nuovo patto sociale imposto dalla Rivoluzione d’Ottobre.

E qui è doverosa la messa a punto di una prospettiva. L’intero cinema russo è Cinema della Rivoluzione: scrittura attraverso le immagini che racconta, mostra – o nasconde – il tentativo di instaurare il socialismo in terra. E che poi ne racconta le fallimentari conseguenze. Da qui parte uno degli strumenti più utili per la comprensione della Kinografia. Parte del cinema recente conserva, infatti, in modo intatto il suo spirito "rivoluzionario…Tuttavia l’Ottobre, semplicemente, non c’è più…. Il tono emotivo delle persone, degli spazi è qualcosa che va al di là del disincanto: è lo specchiarsi nel nulla che si è diventati e nella propria incapacità a mettere in atto processi di rinnovamento. Un perdersi in un presente senza via d’uscita. Il cinema è in rivolta: contro l’oggetto che aveva raccontato per decenni, contro la Rivoluzione. Perché è proprio attraverso i film che si può incontrare la cultura e la storia russa. E chi ne vuole comprendere e possedere i segreti è quasi obbligato ad un’educazione visiva che spazia dall’archeologia cinematografica alle belle storie dei registi russi di oggi. L’articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Russia Oggi del 14 novembre 2013

*Katjuša (diminutivo confidenziale del nome proprio Ekaterina) è una canzone russa  diffusa durante l’ultimo conflitto mondiale che parla di una ragazza sofferente per la lontananza del suo amato, via per il servizio militare. La musica del brano è famosa in tutto il mondo, ma, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non fa parte della musica folk russa come, ad esempio, Kalinka bensì è una canzone d’autore, scritta nel 1938 da Matvei Blanter; il testo è di Michail Isakovskij. Bisogna notare, però, che un brano simile fu scritto da Igor Stravinskij nella sua opera Mavra (1922) che in seguito la riadattò per Chanson Russe (1937).La melodia di Katjuša fu utilizzata nella canzone partigiana Fischia il vento, composta nel settembre 1943 dal partigiano e medico imperiese Felice Cascione. La melodia del brano è stata inoltre ripresa nella canzone Casatchok ,il ballo della steppa( Casaciòv, cosi come si legge, nella versione spiritosa, scritta come si pronuncia,  che da’ il titolo alla nostra rassegna!), presentata per la prima volta al Cantagiro 1969 e cantata da Dori Ghezzi, con testi di Di Dourakine, Ciotti e Guadabassi.

 

I film in rassegnasinossi

Taxi blues

Nella Mosca di Gorbaciov nasce una strana amicizia tra Liocha (Mamonov), sassofonista ebreo alcolizzato che vive solo per la musica, e Schlikov (Zaitchenko), tassista rozzo, violento e antisemita. Nella sua collera disperata, straripante di urla e di furore, ma anche di tenerezza, sapiente nella descrizione della metropoli comunista, sostenuto da una colonna sonora in presa diretta (gli assolo del sax tenore sono di Harold Singer), è un film profondamente russo con una struttura narrativa forte da cinema americano. Si appoggia a due personaggi più veri e più grandi della vita che nell’edizione italiana hanno la voce di Mino Caprio (il sassofonista) e Massimo Dapporto (il tassista). Premio per la regia a Cannes

Asja e la gallina dalle uova d’oro

Come negli anni Sessanta i contadini sovietici accoglievano con diffidenza le riforme provenienti da Mosca, così negli anni Novanta le popolazioni rurali non guardano di buon occhio la mentalità neocapistalista della Russia post-Gorbacev. Così la non più giovane Asja, già protagonista nel 1967 di La storia di Asja Kljacina che amò senza sposarsi, non cede al corteggiamento di un ricco possidente e non condivide la propensione del figlio per i soldi facili. Ritorno di Konchalovsky a temi e personaggi del suo paese d’origine.

Mosca non crede alle lacrime

Nella Mosca del 1958 i destini incrociati di tre donne: Katja, ragazza madre operaia che faticosamente diventa ingegnere; Tonja, madre di famiglia e Ljudmila, commessa divorziata. Vent’anni dopo molte cose sono cambiate, ma i rapporti con l’altro sesso sono ancora difficili. Garbata commedia con risvolti drammatici. Sagace nella descrizione degli ambienti, con una colorita galleria di personaggi e qualche spiraglio sulla realtà sociopolitica. 2° film dell’attore Mensov, premio Oscar 1980 per il film straniero

Le quattro giornate di Napoli

 

Dal 28 settembre al 1° ottobre 1943 il popolo napoletano sentì di avere davanti non soltanto i tedeschi del colonnello Scholl da buttar fuori, ma tutti gli oppressori stranieri del passato. Prodotto dalla Titanus, è un film corale dal ritmo largo che alterna belle pagine a ridondanze retoriche, mescolando con sagacia volti e casi privati con l’epopea collettiva. Il soggetto originale è di Vasco Pratolini. Colonna musicale di C. Rustichelli. 3 Nastri d’argento: film (ex aequo con Salvatore Giuliano), sceneggiatura, R. Bianchi.

Tulpan

 

Dopo aver terminato di prestare servizio come marinaio il giovane Asa torna a casa nella steppa del Kazakistan dove la sorella e il cognato, pastori, conducono una vita nomade. Prima di rientrare nella vita lavorativa e diventare a sua volta pastore Asa deve sposarsi. La sua unica speranza risiede in Tulpan, figlia anche lei di un pastore. La fanciulla è determinata nel rifiutare la proposta: Asa ha le orecchie troppo grandi e poi lei vuole andare a vivere in città, ad Alma Ata. Il ragazzo, parzialmente consolato dal fatto che anche il principe Carlo d’Inghilterra è ben fornito di padiglioni auricolari, non si arrende.Il cinema kazako offre spesso delle interessanti e poetiche sorprese quando fa la sua comparsa sugli schermi dei festival internazionali. È quanto accade anche con il film di Sergei Dvortsevoy, che riesce a trasmetterci l’innocenza di un mondo in cui il nomadismo legato alla pastorizia permea di valori e tradizioni antiche la vita di tutti i giorni. Il regista però non cerca il comodo rifugio della descrizione di un mondo incantato e immobile nel tempo. Ci descrive anche, attraverso i desideri di Tulpan, le sirene della modernità che invitano a un’urbanizzazione che può rappresentare una meta non sempre corrispondente all’immagine che se ne forma chi ne vive lontano. Ne consegue un film in bilico tra due mondo su cui si posa uno sguardo desideroso di fissare sullo schermo la memoria di una civiltà progressivamente destinata a scomparire.Premiato a Cannes 2008 .

Cargo 200

 

URSS, 1984. Mentre il regime sovietico è agonizzante e pesanti aerei da carico riconducono in patria le salme dei soldati sacrificati in Afghanistan, un professore di ateismo scientifico, in viaggio verso la casa materna, è costretto da un guasto alla macchina a chiedere asilo e aiuto a un ex galeotto che crede nell’anima e sogna La città del sole. Nella baracca convergeranno vite e miserie di un giovane trafficante di vodka, della sprovveduta figlia di un segretario distrettuale del partito comunista, di un meccanico vietnamita e di un capitano di polizia violento e delirante. Madri folli di figli impotenti e padri colpevoli di figli innocenti guardano alla televisione il futuro in bianco e nero della nazione. Dopo il dittico dei "brothers" (Brother e Brother 2), ambientati (il primo e parte del secondo) nella Russia postcomunista che corre verso il dollaro e la globalizzazione, Alexey Balabanov gira un film duro e "materiale", che attinge alla cronaca e all’esperienza personale. L’invenzione autoriale interviene sulla realtà per raccontare il declino irreversibile del sistema comunista, cancellato dai nuovi processi economici e politici. Come la "Città del sole" di Tommaso Campanella, vagheggiata e introdotta da un ex galeotto, il film di Balabanov è imperniato sul dialogo sempre ubriaco (di vodka, chiacchiere o follia) tra due fratelli, tra un malvivente e un docente universitario, tra un capitano di polizia carnefice e la sua giovane vittima. Superando le note realistiche sulla vita dei suoi personaggi nell’Unione Sovietica e calcando il cinismo e la disperazione che caratterizzano i loro comportamenti, Cargo 200 espone con lucida ma anche orrorifica essenzialità la mancanza del conflitto morale. Individuo e sistema viaggiano insieme, su una Simca o su un sidecar. Un omicidio e uno stupro non fanno appello al senso di giustizia, non indignano ma si perpetrano incessantemente. Perché nel macabro guignol di Balabanov latitano gli esseri umani e dominano gli zombi in divisa scaricati da enormi aerei da carico. I militari in decomposizione errano senza pace, contaminando i vivi: gli ateisti convertiti dal battesimo e i giovani (in t-shirt) arricchiti alle porte della Perestrojka. Un film organico, privo di ammorbidimenti e di tentativi di apertura al pubblico, a cui chiede un buon "carico" di coraggio.






Happy End!

Secondo appuntamento per il nuovo format di Alphaville in questo vivacissimo 2014 ricco di iniziative e successi in particolare tra i format’ neonati’ dello storico Cineclub romano! Dopo LI SALVI CHI PUO’,  contenitore cinematografico   periodico  appassionato di  cinema bello e dimenticato giunto già alla sua settima apprezzata proposta cult, è nato su richiesta incalzante dei nostri appassionati spettatori (i tempi bui che stiamo attraversando?!?, l’ottimismo in quanto unica salvezza!?!, semplicemente la scelta del sorriso?) un nuovo, periodico appuntamento con HAPPY END!, il bel cinema d’autore passato e presente dedicato a chi vuole che le storie proposte finiscano bene… e non a scapito della qualità , naturalmente! E dunque saranno previlegiate  via via pellicole in cui la commedia, la farsa, il grottesco, il gioco, l’amore faranno la loro bella figura … e finalmente tutti vivremo almeno per una sera felici e contenti!!!  

Ad Alphaville  è possibile ridere e sorridere di gusto con le più belle commedie della storia del cinema  !

Come anche per LI SALVI CHI PUO’, ai cinèphiles  spetta in ogni caso il compito di stanare le belle storie a lieto fine…a noi di Alphaville il dovere di continuare l’ imperdibile serie con un titolo made in USA davvero di successo all’epoca, quel Uno, Due,Tre! firmato nientepopodimenochè dal maestro di commedie Billy Wilder , qui davvero in forma smagliante perché alle prese con una storia ‘partigiana’ tra comunismo e consumismo irriverente e forsennata, puntualmente affidata alle splendide capacità attoriali del grande James Cagney! Risate assicurate per tutti… poveri e ricchi, conservatori e progressisti!  
Vi aspettiamo dunque numerosi Lunedì 28 aprile  alle 21.00 per il secondo appuntamento con Happy End!… ed a presto con la prossima serata in allegria!!!

Vi va una Coca Colatutti insieme ad Alphaville!?!

 

Ingresso riservato ai soci

Buon Divertimento!

 


Il Cineclub Alphaville vi aspetta…..


Info:  cineclubalphaville.it

          alphaville2001@libero.it
          3393618216-3388639465

 

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