VENERDI’ 10 FEBBRAIO AL CIRCOLO ZERO IN CONDOTTA

COMUNICATO DEL CIRCOLO ZERO IN CONDOTTA

Venerdì 10 febbraio 2017 al Circolo Zero in Condotta in via Caffaro 10 (Garbatella) – Roma

Vulcano (Ixcanul) – di Jayro Bustamante – 2015 – Guatemala/Francia – 93 minuti

Questa sera un film di un regista esordiente guatemalteco, formatosi professionalmente fra la Francia e l’Italia. Un’opera interessante, vincitrice dell’Orso d’Argento al Festival del Cinema di Berlino. Lavoro che confina con l’antropologico, a metà strada fra la fiction e il documentario.

Trama

Maria, una diciassettenne maya, vive alle pendici di un vulcano in attività in Guatemala ed è in attesa di un matrimonio combinato. Nonostante sogni di vedere la città, il suo status di indigena non le permette di avventurarsi nel mondo moderno, lo stesso che qualche tempo dopo a causa delle complicazioni di una gravidanza le salverà la vita ma ad alto prezzo.

Recensione

A tutt’oggi, sparse in remote zone del mondo, (soprav)vivono sacche etniche che sono profondamente radicate ad antichissime tradizioni. Sparuti popoli che rifiutano – ma spesse volte non vengono messi in condizione da gruppi più forti – di integrarsi al reale presente contemporaneo. Tra le varie “tribù” superstiti c’è anche quella dei Maya Kaqchikel, che seguono la tradizione dell’arcaica civiltà pre-colombiana e vivono e lottano nei selvaggi e aspri altipiani del Guatemala. È una tribù che ancora si disciplina con il sacro testo Popul Vuh, e conserva tenacemente la sua lingua identitaria.

I Maya Kaqchikel vivono – come schiavi – lavorando i terreni dei ricchi ladinos, gruppo etnico che ha ugualmente origini maya ma che ha preferito progredire prendendo le distanze dalle propri radici, anche attraverso l’apprendimento e l’utilizzo della lingua spagnola. Tutto ciò è, in sostanza, una dura e inumana colonizzazione interna, attuata da una popolazione affine, nei confronti di questa tribù indifesa politicamente e socialmente, utile solo come “bestia da soma”. Questa indifesa ma combattiva tribù, e i riti e i problemi che vi gravitano intorno, sono al centro della pellicola Vulcano, lungometraggio di esordio del giovane regista guatemalteco Jayro Bustamante, che ha vinto l’Orso d’Argento al 65º Festival di Berlino.

Un assaggio di questa brutale realtà guatemalteca ci era già stata raccontata, dettagliatamente e con passione, dal Premio Nobel Rigoberta Menchù, che nel 1982 espose a Elisabeth Burgos la sua vita e quella del suo popolo oppresso. Tutto questo fluviale e caldo reportage verbale venne raccolto nel libro “Mi chiamo Rigoberta Menchù”.

Gli anni descritti dal Premio Nobel erano molto più cupi e brutali – nel paese c’era una funesta dittatura – ma anche quello che racconta/mostra Bustamante è analogamente violento. Vulcano poteva benissimo intitolarsi Mi chiamo Maria, e per mezzo del triste e tortuoso cammino della protagonista Maria, ragazza maya odierna nata e cresciuta in un solco antico, descrivere la società del Guatemala. Vulcano unisce la finzione al documentario, dove la drammaturgia “guidata” è precipitata nel reportage etnografico. La drammatica storia personale della giovane Maria serve proprio come veicolo per raccontare il tragico presente di un popolo che è rimasto fedele alle “pacifiche” e naturalistiche origini, ma che è alla mercé dei ladinos. E la scelta di porre al centro della storia una giovane figura femminile rimarca maggiormente il primitivo stato umano del Guatemala.

Circolo del Cinema Zero In Condotta

Via Caffaro, 10 

Venerdì 10 Febbraio 2017 

Apertura con aperitivo: 20,30 

Inizio Proiezione: ore 21,00 

Ingresso con tessera annuale FICC: 4 euro

Contributo richiesto ai soci per la serata: 3 euro 

 

 

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